Museo virtuale interattivo - Centro sociale virtuale (1994)
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Titolo:
Museo virtuale interattivo - Centro sociale virtuale
Autore:
Tommaso Tozzi
Anno:
1994
Tecnica:
Ipermedia 3D e BBS on-line
Luogo:
Museo di Rivoli - Torino
Sito web:
Descrizione:
A primavera del 1994 Tommaso Tozzi viene invitato alla mostra collettiva "Soggetto-Soggetto" al Museo di Rivoli a Torino.
In tale occasione Tozzi propone un'installazione multimediale on-line dal titolo "Museo Virtuale Interattivo" che riproporrà in altre occasioni con il nome "Centro Sociale Virtuale".
L'installazione consisteva nella costruzione in 3D di alcune stanze di un museo virtuale interattivo le cui pareti mostravano l'immagine renderizzata delle pareti vere del Centro Sociale Ex-Emerson di Firenze.
Il pubblico della mostra poteva navigare all'interno di tali stanze virtuali trovandovi: mostre con opere di artisti italiani, uno spazio dove leggere documenti testuali delle culture cyberpunk e antagoniste, così come uno spazio interattivo dove poteva inserire le proprie immagini che sarebbero poi state viste dagli spettatori successivi. Quest'ultima possibilità era permessa anche agli utenti di tutto il mondo che collegandosi tramite modem alla BBS contenuta all'interno dell'installazione potevano non solo visionare le immagini in essa contenute, ma anche lasciarvi le proprie attraverso l'upload del relativo file che automaticamente sarebbe stato visionabile all'interno dell'interfaccia 3D realizzata nel Museo di Rivoli.
L'interfaccia era abbastanza complessa in quanto il software per far girare l'interfaccia ipermediale girava solo in ambiente macintosh, mentre quello per far girare la BBS operava solo in ambiente DOS.
Per tale ragione Tozzi uso uno dei nuovi modelli di Macintosh usciti in quel periodo, il Macintosh Power PC, che permetteva di far dialogare nello stesso hard disk contenuti in ambiente macintosh e contenuti in ambiente DOS.
La duplice denominazione dell'installazione era dunque determinata dal fatto che l'installazione riproponeva due differenti tipologie di ambiente: da una parte un classico museo d'arte sebbene riprodotto in virtuale, ovvero uno spazio in cui i contenuti sono organizzati da qualcuno per essere visti da altri; dall'altra un centro sociale, sebbene virtuale, ovvero uno spazio in cui i contenuti sono autoprodotti e autogestiti in modo collettivo da tutti coloro che partecipano alla vita comunitaria del centro sociale.
L'installazione voleva essere dunque una duplice affermazione: da una parte invocava un nuovo ruolo per i musei, un ruolo di istituzione "aperta" e partecipativa; dall'altra voleva affermare che era possibile riprodurre uno spazio libero e autogestito come un centro sociale anche all'interno di uno spazio virtuale.
Quest'ultimo assunto era uno di quelli su cui erano nate all'inizio degli anni Novanta in Italia una serie di reti telematiche alternative che volevano essere spazi aperti e orizzontali, come il caso della rete Cybernet tra i cui fondatori vi fu anche l'Hacker Art BBS di Tommaso Tozzi.
Il primo assunto, quello del museo aperto, era anche uno dei presupposti per cui nel 1990 Tozzi aveva fondato Hacker Art BBS e su cui aveva poi continuato a teorizzare in più occasioni invocando l'esistenza di un Museo Virtuale Interattivo, con testi e interventi pubblici, tra cui ad esempio quello fatto al Cinema Puccini nel 1993 a Firenze in occasione di una giornata di studi sulla possibilità di realizzare un Museo di Arte Contemporanea a Firenze, o come nel caso del suo intervento per il libretto del 1993 Forme di relazionea cura di Roberto Pinto per la casa editrice "Mille Lire - Stampa Alternativa" che raccoglieva interventi di vari artisti tra cui quello di Tozzi che formulava l'ipotesi di un museo virtuale interattivo realizzato attraverso la rete telematica. In tale libretto, e nella relativa mostra, partecipava anche il gruppo Premiata Ditta di Milano, ed è possibile che il progetto di Tozzi possa aver contribuito a fornirgli gli stimoli per la realizzazione nel 1996 del loro sito Undo a cui collaborò fin dall'inizio anche Roberto Pinto.
Lo stesso Roberto Pinto è stato capo-redattore di Flash Art all'inizio degli anni Novanta e in quel periodo è stato uno dei più appasionati al lavoro artistico di Tommaso Tozzi, recensendone fin dal 1991 i suoi lavori con la BBS Hacker Art e realizzando un'intervista a Tozzi a febbraio del 1994 sulla stessa rivista Flash Art dal titolo L'arte di fare network.
Nell'installazione del 1994 al Museo di Rivoli, oltre all'installazione descritta sopra, Tozzi presentava un'altra installazione interattiva che permetteva al pubblico in ascensore di dialogare in chat con il pubblico presente in una stanza del museo attraverso un'apposita interfaccia creata da Tozzi per l'occasione.
Infine, sulla parete esterna dell'ascensore, e visibile al pubblico della mostra, Tozzi aveva affisso un grande pannello che presentava la pubblicità della rete Cybernet con tutti i numeri di telefono dei nodi di tale network che gli utenti avrebbero potuto chiamare via modem per collegarvisi.